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All'Arengario di Monza ''Vivian Maier. Nelle sue mani''



Fino all'8 gennaio 2017 l'esposizione presenta oltre 100 immagini dell'artista newyorkese, tra le maggiori esponenti della street photography



Franca D.Scotti



Fino all'8 gennaio 2017, l'Arengario di Monza ospita la mostra Vivian Maier. Nelle sue mani, curata da Anne Morin, promossa dal Comune di Monza, prodotta e organizzata da ViDi, in collaborazione con diChroma Chroma photography, John Maloof Collection, Howard Greenberg Gallery, New York, realizzata con la consulenza scientifica di Piero Pozzi.

Dopo il grande successo della rassegna dedicata a Robert Doisneau, l'Arengario si conferma come un importante contenitore consacrato alla fotografia e ai suoi maggiori protagonisti e si apre alle opere di una singolare e affascinante figura di artista, recentemente ritrovata e definita una delle massime esponenti della cosiddetta street photography.

Nata a New York da madre francese e padre austriaco, Vivian Maier (1926-2009) trascorre la maggior parte della sua giovinezza in Francia, dove comincia a scattare le prime fotografie utilizzando una modesta Kodak Brownie.
Nel 1951 torna a vivere negli Stati Uniti e inizia a lavorare come tata per diverse famiglie. Una professione che manterrà per tutta la vita e che, a causa dell'instabilità economica e abitativa, condizionerà alcune scelte importanti della sua produzione fotografica. Fotografa per vocazione, Vivian non esce mai di casa senza la macchina fotografica al collo e scatta compulsivamente con la sua Rolleiflex accumulando una quantità di rullini così numerosa da non riuscire a svilupparli tutti.


Tra la fine degli anni Novanta e i primi anni del nuovo millennio, cercando di sopravvivere, senza fissa dimora e in gravi difficoltà economiche, Vivian vede i suoi negativi andare all'asta a causa di un mancato pagamento alla compagnia dove li aveva immagazzinati.
Parte del materiale viene acquistato nel 2007 da John Maloof, un agente immobiliare, che, affascinato da questa misteriosa fotografa, inizia a cercare i suoi lavori dando vita a un archivio di oltre 120.000 negativi.
Un vero e proprio tesoro che ha permesso al grande pubblico di scoprire in seguito l'affascinante vicenda della 'bambinaia-fotografa'.
La mostra nasce dal desiderio di rendere omaggio a questa straordinaria artista che mentre era in vita ha realizzato un numero impressionante di fotografie senza farle mai vedere a nessuno, come se volesse conservarle gelosamente per se stessa.
Attraverso un racconto per immagini composto da oltre cento fotografie - in maggior parte mai esposte prima in Italia - in bianco e nero e a colori, oltre che da pellicole super 8 mm, il percorso espositivo descrive Vivian Maier da vicino, lasciando che siano le opere stesse a sottolineare gli aspetti più intimi e personali della sua produzione.


Con uno spirito curioso e una particolare attenzione ai dettagli, Vivian ritrae le strade di New York e Chicago, i suoi abitanti, i bambini, gli animali, gli oggetti abbandonati, i graffiti, i giornali e tutto ciò che le scorre davanti agli occhi. Il suo lavoro mostra il bisogno di salvare la ''realtà'' delle cose trovate nei bidoni della spazzatura o buttate sul marciapiede. Pur lavorando nei quartieri borghesi, dai suoi scatti emerge un certo fascino verso ciò che è lasciato da parte, essere umano o no, e un'affinità emotiva nei confronti di chi lotta per rimanere a galla.
All'Arengario non mancano i celebri autoritratti in cui il suo sguardo severo riflette negli specchi, nelle vetrine e la sua lunga ombra invade l'obiettivo quasi come se volesse finalmente presentarsi al pubblico che non ha mai voluto o potuto incontrare.
L'esposizione offre quindi, la possibilità di scoprire una straordinaria fotografa che con le sue immagini profonde e mai banali racconta uno spaccato originale sulla vita americana della seconda metà del Ventesimo Secolo.
Per tutta la durata della mostra una serie di incontri ed eventi gratuiti, a cura di Piero Pozzi - fotografo e docente di fotografia presso il Politecnico di Milano, Facoltà del Design - permetteranno ai visitatori di approfondire l'opera di Vivian Maier e la storia della fotografia.
Vivian Maier. Nelle sue mani
Arengario di Monza
Piazza Roma - 20090 Monza
www.arengariomonzafoto.com

Novembre 2016

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All'Arengario di Monza ''Vivian Maier. Nelle sue mani''



Fino all'8 gennaio 2017 l'esposizione presenta oltre 100 immagini dell'artista newyorkese, tra le maggiori esponenti della street photography



Franca D.Scotti



Fino all'8 gennaio 2017, l'Arengario di Monza ospita la mostra Vivian Maier. Nelle sue mani, curata da Anne Morin, promossa dal Comune di Monza, prodotta e organizzata da ViDi, in collaborazione con diChroma Chroma photography, John Maloof Collection, Howard Greenberg Gallery, New York, realizzata con la consulenza scientifica di Piero Pozzi.

Dopo il grande successo della rassegna dedicata a Robert Doisneau, l'Arengario si conferma come un importante contenitore consacrato alla fotografia e ai suoi maggiori protagonisti e si apre alle opere di una singolare e affascinante figura di artista, recentemente ritrovata e definita una delle massime esponenti della cosiddetta street photography.

Nata a New York da madre francese e padre austriaco, Vivian Maier (1926-2009) trascorre la maggior parte della sua giovinezza in Francia, dove comincia a scattare le prime fotografie utilizzando una modesta Kodak Brownie.
Nel 1951 torna a vivere negli Stati Uniti e inizia a lavorare come tata per diverse famiglie. Una professione che manterrà per tutta la vita e che, a causa dell'instabilità economica e abitativa, condizionerà alcune scelte importanti della sua produzione fotografica. Fotografa per vocazione, Vivian non esce mai di casa senza la macchina fotografica al collo e scatta compulsivamente con la sua Rolleiflex accumulando una quantità di rullini così numerosa da non riuscire a svilupparli tutti.


Tra la fine degli anni Novanta e i primi anni del nuovo millennio, cercando di sopravvivere, senza fissa dimora e in gravi difficoltà economiche, Vivian vede i suoi negativi andare all'asta a causa di un mancato pagamento alla compagnia dove li aveva immagazzinati.
Parte del materiale viene acquistato nel 2007 da John Maloof, un agente immobiliare, che, affascinato da questa misteriosa fotografa, inizia a cercare i suoi lavori dando vita a un archivio di oltre 120.000 negativi.
Un vero e proprio tesoro che ha permesso al grande pubblico di scoprire in seguito l'affascinante vicenda della 'bambinaia-fotografa'.
La mostra nasce dal desiderio di rendere omaggio a questa straordinaria artista che mentre era in vita ha realizzato un numero impressionante di fotografie senza farle mai vedere a nessuno, come se volesse conservarle gelosamente per se stessa.
Attraverso un racconto per immagini composto da oltre cento fotografie - in maggior parte mai esposte prima in Italia - in bianco e nero e a colori, oltre che da pellicole super 8 mm, il percorso espositivo descrive Vivian Maier da vicino, lasciando che siano le opere stesse a sottolineare gli aspetti più intimi e personali della sua produzione.


Con uno spirito curioso e una particolare attenzione ai dettagli, Vivian ritrae le strade di New York e Chicago, i suoi abitanti, i bambini, gli animali, gli oggetti abbandonati, i graffiti, i giornali e tutto ciò che le scorre davanti agli occhi. Il suo lavoro mostra il bisogno di salvare la ''realtà'' delle cose trovate nei bidoni della spazzatura o buttate sul marciapiede. Pur lavorando nei quartieri borghesi, dai suoi scatti emerge un certo fascino verso ciò che è lasciato da parte, essere umano o no, e un'affinità emotiva nei confronti di chi lotta per rimanere a galla.
All'Arengario non mancano i celebri autoritratti in cui il suo sguardo severo riflette negli specchi, nelle vetrine e la sua lunga ombra invade l'obiettivo quasi come se volesse finalmente presentarsi al pubblico che non ha mai voluto o potuto incontrare.
L'esposizione offre quindi, la possibilità di scoprire una straordinaria fotografa che con le sue immagini profonde e mai banali racconta uno spaccato originale sulla vita americana della seconda metà del Ventesimo Secolo.
Per tutta la durata della mostra una serie di incontri ed eventi gratuiti, a cura di Piero Pozzi - fotografo e docente di fotografia presso il Politecnico di Milano, Facoltà del Design - permetteranno ai visitatori di approfondire l'opera di Vivian Maier e la storia della fotografia.
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Arengario di Monza
Piazza Roma - 20090 Monza
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Fino all'8 gennaio 2017 l'esposizione presenta oltre 100 immagini dell'artista newyorkese, tra le maggiori esponenti della street photography



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Fino all'8 gennaio 2017, l'Arengario di Monza ospita la mostra Vivian Maier. Nelle sue mani, curata da Anne Morin, promossa dal Comune di Monza, prodotta e organizzata da ViDi, in collaborazione con diChroma Chroma photography, John Maloof Collection, Howard Greenberg Gallery, New York, realizzata con la consulenza scientifica di Piero Pozzi.

Dopo il grande successo della rassegna dedicata a Robert Doisneau, l'Arengario si conferma come un importante contenitore consacrato alla fotografia e ai suoi maggiori protagonisti e si apre alle opere di una singolare e affascinante figura di artista, recentemente ritrovata e definita una delle massime esponenti della cosiddetta street photography.

Nata a New York da madre francese e padre austriaco, Vivian Maier (1926-2009) trascorre la maggior parte della sua giovinezza in Francia, dove comincia a scattare le prime fotografie utilizzando una modesta Kodak Brownie.
Nel 1951 torna a vivere negli Stati Uniti e inizia a lavorare come tata per diverse famiglie. Una professione che manterrà per tutta la vita e che, a causa dell'instabilità economica e abitativa, condizionerà alcune scelte importanti della sua produzione fotografica. Fotografa per vocazione, Vivian non esce mai di casa senza la macchina fotografica al collo e scatta compulsivamente con la sua Rolleiflex accumulando una quantità di rullini così numerosa da non riuscire a svilupparli tutti.


Tra la fine degli anni Novanta e i primi anni del nuovo millennio, cercando di sopravvivere, senza fissa dimora e in gravi difficoltà economiche, Vivian vede i suoi negativi andare all'asta a causa di un mancato pagamento alla compagnia dove li aveva immagazzinati.
Parte del materiale viene acquistato nel 2007 da John Maloof, un agente immobiliare, che, affascinato da questa misteriosa fotografa, inizia a cercare i suoi lavori dando vita a un archivio di oltre 120.000 negativi.
Un vero e proprio tesoro che ha permesso al grande pubblico di scoprire in seguito l'affascinante vicenda della 'bambinaia-fotografa'.
La mostra nasce dal desiderio di rendere omaggio a questa straordinaria artista che mentre era in vita ha realizzato un numero impressionante di fotografie senza farle mai vedere a nessuno, come se volesse conservarle gelosamente per se stessa.
Attraverso un racconto per immagini composto da oltre cento fotografie - in maggior parte mai esposte prima in Italia - in bianco e nero e a colori, oltre che da pellicole super 8 mm, il percorso espositivo descrive Vivian Maier da vicino, lasciando che siano le opere stesse a sottolineare gli aspetti più intimi e personali della sua produzione.


Con uno spirito curioso e una particolare attenzione ai dettagli, Vivian ritrae le strade di New York e Chicago, i suoi abitanti, i bambini, gli animali, gli oggetti abbandonati, i graffiti, i giornali e tutto ciò che le scorre davanti agli occhi. Il suo lavoro mostra il bisogno di salvare la ''realtà'' delle cose trovate nei bidoni della spazzatura o buttate sul marciapiede. Pur lavorando nei quartieri borghesi, dai suoi scatti emerge un certo fascino verso ciò che è lasciato da parte, essere umano o no, e un'affinità emotiva nei confronti di chi lotta per rimanere a galla.
All'Arengario non mancano i celebri autoritratti in cui il suo sguardo severo riflette negli specchi, nelle vetrine e la sua lunga ombra invade l'obiettivo quasi come se volesse finalmente presentarsi al pubblico che non ha mai voluto o potuto incontrare.
L'esposizione offre quindi, la possibilità di scoprire una straordinaria fotografa che con le sue immagini profonde e mai banali racconta uno spaccato originale sulla vita americana della seconda metà del Ventesimo Secolo.
Per tutta la durata della mostra una serie di incontri ed eventi gratuiti, a cura di Piero Pozzi - fotografo e docente di fotografia presso il Politecnico di Milano, Facoltà del Design - permetteranno ai visitatori di approfondire l'opera di Vivian Maier e la storia della fotografia.
Vivian Maier. Nelle sue mani
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Maison HARDY: l'Haute Couture del Cognac


Eleganza, raffinatezza, sensualità, temperamento decisamente femminile per una
collezione di Cognac che dal 1863 si distingue, oltre che per i preziosi distillati sapientemente invecchiati, anche per le originali bottiglie nate dalle collaborazioni con Lalique e Daum.



Franca D.Scotti

... CONTINUA

Caleffi: a snowy, woody and candy atmosphere


Il tepore ideale per le notti d'inverno: un tocco di calore declinato in diverse forme e colori che avvolge i sogni e accompagna il momento del riposo.



Franca D.Scotti

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I classici di Natale Bauli: regali esclusivi e raffinati


Panettone Classico, come vuole la tradizione, Panettone di Verona, senza canditi o nella variante con scaglie di cioccolato. Pandoro di Verona, pura eccellenza pasticcera, anche senza glutine. Un'intera gamma per soddisfare ogni gusto, tendenza e desiderio.



Franca D.Scotti

... CONTINUA

Emozioni sotto l'albero per lei e per lui con i gioielli THOMAS SABO


Il periodo natalizio è l'occasione ideale per coccolare le persone amate con una sorpresa scintillante, un gioiello che racchiude al suo interno un messaggio d'amore e di affetto. ... CONTINUA

Picchietta, uniforma, sfuma il nuovo fondotinta ESTEE LAUDER per diventare ESTEEPARTNER


In occasione dell'arrivo del nuovo Double Wear Nude Cushion Stick Radiant Makeup, Estée Lauder Italia sfida le sue consumatrici a diventare delle vere e proprie testimonial del prodotto. ... CONTINUA

Taste of Excellence a Roma


La manifestazione Taste of Excellence (Roma, 25/28 novembre - Set Spazio Eventi Tirso), giunta alla sua quarta edizione, quest'anno dedicherà particolare attenzione all' economia, alla sostenibilità ambientale, al mercato del lavoro e alle nuove start up del settore agroalimentare e della ristorazione.



Franca D.Scotti

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Non è mai troppo presto per cominciare a pensare allo spirito del Natale, dato che non manca molto alle festività. ... CONTINUA

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La filosofia di SALIN de BIOSEL è innanzitutto quella di difendere la salute della pelle da tutti gli elementi esterni che possono danneggiarla. ... CONTINUA

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La Dottoressa Michèle Eymard, fondatrice nel 1984 dei Laboratori RENOPHASE, si è posta come scopo quello di ridare alle donne fiducia nella loro bellezza. ... CONTINUA

Per la stagione più festiva dell'anno, Penhaligon's vi sorprenderà con la sua collezione Natale 2016


Cinque set regalo, ciascuno presentato in un cofanetto contenente le più note fragranze Penhaligon's abbinate ad un prodotto per il bagno o per il corpo, doni perfetti per lady e gentlemen ''speciali''. ... CONTINUA

Bellavista è ''Cantina dell'anno 2017'' per il Gambero Rosso


Il premio è stato ritirato a Roma da Vittorio Moretti, fondatore e presidente



Franca D.Scotti

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Loison: nasce il panettone Gottardo che unisce l'Italia alla Svizzera



I maestri pasticceri Dario Loison e Mathias Bachmann celebrano con il Panettone l'apertura della galleria ferroviaria del San Gottardo.



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